ciao nanda

sì, ti dico ciao. dopo una vita di parole complicate, niente di meglio di quattro lettere semplici, sole, ma assolute, affettuose, dolci. mi sa che tante altre non le trovo per salutarti. il grande dispiacere è che non molti ti conoscono. sì, i giornali, e poi l’amicizia con de andrè, ma insomma, fece più soldi lui col disco che te a tradurre metà della letteratura mondiale della seconda metà dl novecento. ecco, sì, forse è questo, noi siamo gente del secolo scorso. siamo arrivati a questo per sbaglio, vite lunghe, troppo per star bene dappertutto, dal tempo della carta al tempo del virtuale, passando per l’era della televisione. e tu di carta ne hai macinata. quando a genova tuo padre ti imponeva un libro alla settimana da leggere, riferire, commentare. eri ragazzina, spaventata da tanta autorità. da allora più nessuna autorità ha avuto presa su di te, e la tua vita è stata la più bella e triste e magnifica e solitaria e indescrivibile vita che ci si possa immaginare. hai vissuto il fascismo, e hai iniziato traducendo edgar lee masters. nell’epoca della prosopopea di regime ci hai insegnato la nullità, la miseria della vita, l’infinita piccolezza dell’esistenza. da allora non hai più smesso di insegnarci. venne il tempo di hemingway, "addio alle armi". era libertà pura, coscienza distillata, ti arrestarono, ma non ti fermarono. la strada era quella, la letteratura come segno di riscatto, mezzo di liberazione, ricerca di altre possibilità di esistere. era un pozzo senza fondo, l’america del dopoguerra. dopo hemingway vennero fitzgerald, faulkner miller e tanti altri. poi il mondo cambiò, arrivò la beat generation, e la tua sete di libertà ti fece tradurre kerouac, ginsberg, ferlinghetti, corso, burroughs. e tutti loro ti diventano amici, e te li sei portati in italia, diventando pazza per le loro pazzie. dove c’era una voce che urlava la sete nuova dei giovani americani, c’eri tu. e ci facevi conoscere la strada, la suburba, il dolore di vivere di una gioventù che sarebbe stata la nostra di oggi e di sempre. nei tuoi saggi, nelle tue traduzioni, il tuo compito era cercare il meglio, non solo nella forma, nelle idee. diffondere cultura era diffondere libertà. ecco perché ti hanno chiamato "signora libertà". ecco perché il tuo ultimo regalo agli italiani è stato charles bukowsky. eri anarchica dentro, chiunque ti stimolasse allo spazio libero era con te. adoravi i giovani, i ragazzi, vedevi in loro la possibilità di cambiare. hai insegnato a tutti noi, con modestia, semplicità, dolcezza. parlavi sottovoce, anche quando dicevi cose terribili. non sei mai stata di moda, e neppure tanto famosa come quegli scrittori che traducevi. sei stata corteggiata da hemingway e poi hai sposato un giovane architetto sconosciuto, ettore sottsass jr. che è diventato famoso mettendo in forma i vostri sogni. già, eri libera, lo sei sempre stata, pagando sempre in prima persona, a volte molto caro. e oggi non ci sei, e questo nostro mondo è un po’ più vuoto, e siamo tutti un po’ orfani, e a volte chiudo gli occhi e ritorno bambino, nel soggiorno di mio padre inondato di luce, con mia madre che porta il caffè e sento una voce garbata, musicale, modesta, che viene da sotto una frangetta bionda, un visino rotondo, bello, gentile, con due occhi vispi e un sorriso disarmante. una voce che ha mosso il mondo, la tua. ciao nanda, ciao signora libertà.


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2 risposte a ciao nanda

  1. malaparata ha detto:

    bello: un ricordo vivo.
    Ciao socio,
    Bianca

  2. malaparata ha detto:

    bello: un ricordo vivo.
    Ciao socio,
    Bianca

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